Ogni Pillo(w)la ha la sua “copertina”    

La resistenza al cambiamento è il tema della diciannovesima Pillo(w)la. Nella copertina abbiamo rappresentato, in stile fumetto, la contrapposizione tra l’innovazione e coloro che la rifiutano. A sinistra, troviamo un nuovo personaggio, il primo Antagonista della nostra storia: Dottor Passato, il SuperCattivo ostile al cambiamento. I suoi Superpoteri sono il controllo mentale nostalgico e l’evocazione di tecnologie obsolete. È in grado di installare nelle persone un senso di sfiducia nel progresso tecnologico e il suo scopo è distruggere le innovazioni e impedire il cambiamento, cercando di mantenere il mondo in una totale stagnazione. La sua avversaria è VisionAria, la nostra Supereroina dello Strategic Foresight. Ma, attenzione! C’è un colpo di scena: VisionAria è anche la figlia di Dottor Passato, la quale, però, ha scelto una strada diversa rispetto al padre. L’ambientazione riprende la copertina precedente: da un lato il sentiero dell’obsolescenza con alcune delle frasi tipiche di chi è restio all’innovazione, dall’altro il sentiero del cambiamento con i nostri SuperEroi, GeneraDiva e DataMan, insieme alle competenze del futuro. Chi avrà la meglio tra Dottor Passato e VisionAria? E soprattutto, siamo sicuri che ci sarà davvero un vincitore? 

Siamo davvero pronti ad abbracciare l’innovazione e i cambiamenti che ne derivano?  



Nel mondo contemporaneo, caratterizzato da una velocità di innovazione tecnologica, economica e sociale senza precedenti, il cambiamento è diventato una costante. Tuttavia, ogni spinta verso l’innovazione incontra inevitabilmente forme di resistenza, sia a livello individuale che organizzativo. Siamo davvero certi che queste siano due forze diametralmente opposte?  E, soprattutto, come possiamo fare in modo che l’innovazione entri nella quotidianità? 

Per provare a rispondere, partiamo da un esempio: pensiamo a quanto la nostra vita sia cambiata con l’avvento del primo iPhone nel 2007. Uno strumento piccolo, eppure molto complesso, in pochissimo tempo è riuscito a stravolgere il nostro modo di vivere, di relazionarci, di comprendere la realtà e a modificare il nostro sistema di apprendimento passando da un metodo incentrato sull’approfondimento ad uno più “orizzontale”. Inoltre, con l’arrivo del web e dell’iPhone è venuta meno anche la distinzione tra il piano virtuale e quello reale: ad oggi, infatti, entrambi coesistono in un unico universo. 

Come hanno fatto questi oggetti a cambiare così tanto le nostre vite? La risposta risiede nella semplicità di tali strumenti, capaci di risolvere problemi in modo lineare e automatico. La semplicità e la complessità non sono due dimensioni confliggenti: la prima, infatti, serve per gestire la seconda. Di conseguenza, se vogliamo portare l’innovazione all’interno di un’organizzazione, dobbiamo fare in modo che le nuove soluzioni tecnologiche siano semplici e utili per le persone. In un mondo in continua evoluzione, sebbene non riusciamo sempre a comprendere come collegare tutti i punti della realtà, possiamo provare a gestirla con la semplicità. In altre parole, le organizzazioni dovranno far sì che l’innovazione generi soluzioni per le persone e che quest’ultime ne comprendano l’effettiva utilità.  

La resistenza al cambiamento è una reazione naturale dell’essere umano, perché talvolta le trasformazioni portano con sé incertezza, paura dell’ignoto, obsolescenza delle competenze e necessità di adattarsi a nuove realtà. Le persone tendono a preferire ambienti conosciuti e prevedibili, in cui possono agire in sicurezza e controllo. A livello organizzativo, la resistenza può derivare da culture aziendali consolidate, dalla paura di perdere status o potere, oppure da un’insufficiente comunicazione dei benefici attesi. Nello specifico, possono essere individuate tre specifiche tipologie di resistenza al cambiamento:   

  • la prima forma di resistenza deriva dalla convinzione di non avere sufficienti capacità e strumenti per affrontare il cambiamento; 
  • la seconda è legata essenzialmente allo scetticismo: il legame con il passato e la paura del nuovo non permettono ai più di aprirsi al cambiamento; 
  • la terza è fondata sulla convinzione che le tecniche attualmente adottate siano le migliori e non sia possibile ottimizzarle.  

Al contrario, come detto più volte nelle Pillo(w)le precedenti, l’innovazione richiede apertura, flessibilità e talvolta il coraggio di abbandonare pratiche e modelli del passato. Innovare significa esplorare nuovi territori, rischiare e imparare dagli errori. Tuttavia, senza un’attenta gestione della resistenza, anche le migliori idee possono fallire nella loro implementazione.  

Per superare la resistenza al cambiamento e favorire l’innovazione, è fondamentale:  

  • Comunicare con chiarezza: spiegare il “perché” del cambiamento, evidenziando i benefici collettivi e individuali.  
  • Coinvolgere attivamente: includere le persone nei processi di cambiamento, ascoltare le loro preoccupazioni e raccogliere suggerimenti.  
  • Fornire supporto e formazione: aiutare le persone a sviluppare nuove competenze e a sentirsi sicure nell’affrontare nuove sfide.  
  • Creare una cultura del miglioramento continuo: incoraggiare la sperimentazione, premiare il coraggio e normalizzare l’errore come opportunità di apprendimento.  

In sintesi, non dobbiamo pensare alla resistenza al cambiamento e all’innovazione come forze opposte, ma come elementi complementari. Comprendere e gestire la resistenza consente di costruire basi più solide per un’innovazione autentica e duratura, favorendo una crescita sostenibile e condivisa. Infine, sarà fondamentale creare, consolidare e far crescere una cultura che abbracci l’innovazione, mantenendo però forte l’identità dell’organizzazione.  

 

 

 

 

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