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19 Maggio 2023 – Torino. Le regole e la governance delle tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale: sono alcuni dei temi centrali dell’evento che si è tenuto al Salone del libro di Torino lo scorso 19 maggio, organizzato da FUTURAnetwork e dal Cortile dei Gentili.

Video in anteprima – Intervista a Michele Petrocelli a cura di Daniele De Prosperis, Lastarìa Edizioni

Redazione

L’incontro “Diritti, etica e governance dell’intelligenza artificiale: scenari e proposte per un futuro sostenibile”, moderato dal giornalista Rai Fabio De Ponte, è stato caratterizzato da due tavole rotonde.

Hanno preso parte al dibattito: Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, Monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, presidente della Conferenza episcopale siciliana e coordinatore della Consulta scientifica del Cortile dei gentili, Carla Collicelli, senior expert ASviS per le relazioni istituzionali e membro della Consulta scientifica del Cortile dei gentili.

Per la prima tavola sono intervenuti: Roberto Paura, presidente Italian institute for the future; Stefano Zamagni, professore emerito di Economia politica, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali e membro della Consulta scientifica del Cortile dei gentili, Marta Bertolaso, professoressa di Filosofia della scienza e sviluppo umano presso la Facoltà dipartimentale di Scienze e tecnologie per lo sviluppo sostenibile e One health, Università Campus Bio-Medico di Roma.

Nella seconda tavola invece: Laura Palazzani, professoressa di Filosofia del diritto alla Lumsa, membro della Consulta scientifica del Cortile dei gentili e curatrice del volume della Consulta su Ai e problemi etici, edito da Cnr Edizioni, Michele Petrocelli, PhD – professore presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma e autore del volume “(In)Coscienza digitale”.

Le conclusioni sono state affidate a Filippo Salone, Prioritalia e coordinatore del GdL ASviS sul Goal 16 e Donato Speroni, responsabile FUTURANetwork.

LA RIVOLUZIONE DIGITALE ATTUALE È UNA RIVOLUZIONE SOPRATTUTTO COGNITIVA

“Un’iniziativa, quella del Festival dello Sviluppo sostenibile che si inserisce all’interno del Salone del Libro e fa tappa a Torino. La nostra mission attraverso questa manifestazione è quello di valorizzare i territori, protagonisti dell’Agenda 2030. La rivoluzione digitale attuale è una rivoluzione soprattutto cognitiva. Oggi cercheremo di capire come è cambiato il mondo attuale con questa rivoluzione, quali sono le implicazioni, le opportunità, i rischi e soprattutto gli scenari plausibili” introduce Marcella Mallen, citando le parole di Papa Francesco: “la tecnologia è un prodotto meraviglioso della creatività umana a condizione che il progresso sia accompagnato da un’etica fondata dal bene comune indispensabile per alimentare la speranza di un futuro migliore”.

Per Monsignor Raspanti: “Molti di noi partendo dalle proprie specializzazioni, chi dal diritto, chi dall’economia, dalla sociologia e teologia si sono spesso interrogati su questa tematica dell’IA. Credo sia opportuno seguire il lavoro che sta attuando l’Unione Europea nel tentativo di abbozzare dei criteri di governance.”

“Oggi trattiamo un tema di grande attualità ma non nuovo” – spiega Carla Collicelli – “si lavora da circa quarant’anni anni all’applicazione dell’AI. Attualmente se ne parla di più per via dei nuovi strumenti presenti sul mercato, pensiamo a ChatGpt. Per la prima volta stiamo percependo un rischio nuovo: con le applicazioni più recenti l’informazione che la macchina conferisce e la fonte di origine si è completamente persa per cui si pone un problema eticamente e giuridicamente rilevabile e quello che bisogna fare è conferire nuovi strumenti a tutte le persone in modo che riescano a comprendere quanto sta accadendo per evitare che si presentino trappole dalle quali risulta complicato, poi, uscire”.

I° TAVOLA ROTONDA – REGOLAMENTAZIONE, CONOSCENZA TECNOLOGICA E CREATIVITA’

Per il Professore Zamagni: “al centro del dibattito odierno c’è la regolamentazione. Tuttavia, raramente si specifica quale sia l’approccio e di approcci qui occorre citarne tre: il primo “tecno libertario” che è sostenuto dal progetto transumanista che ha la sua roccaforte in California nel 2008 con la Scuola della Singolarità, il secondo è l’approccio neoumanista che ha la sua culla nell’Unione Europea e nell’impegno di delineare una regolamentazione mettendo l’uomo al centro di queste nuove tecnologie del digitale, il terzo è l’approccio Hobbesiano, fa riferimento al filosofo Hobbes con il chiaro intento di definire chi si occupa di queste tecnologie: si parla la stessa lingua ma con significati diversi. Si parla anche di algor-etica. Bisogna dare a queste macchine dati puliti, non è possibile che qualsiasi dato sia fornito, l’intelligenza umana è radicata in una determinata cultura, in determinate tradizioni sociali, l’IA invece è sradicata questo significa che noi non possiamo applicare a Paesi che hanno tradizioni diverse un’intelligenza artificiale pensata per il mondo occidentale”.

A seguire è intervenuta Marta Bertolaso, professoressa di Filosofia della scienza e sviluppo umano presso la facoltà dipartimentale di Scienze e tecnologie per lo sviluppo sostenibile e One health, Università Campus bio-medico di Roma, che ha puntato il suo intervento sul ruolo della “conoscenza tecnologica”, e di come questa porti a comprendere di più la nostra umanità: “Nella misura in cui studiamo l’intelligenza artificiale stiamo conoscendo di più dell’essere umano”, ha detto Bertolaso. Queste nuove tecnologie, però, “hanno sostituito la fatica mentale” e questo potrebbe avere gravi conseguenze per l’educazione e la crescita delle fasce più giovani della popolazione.

“Quello che stiamo vivendo oggi, le persone che si occupano di intelligenza artificiale e scenari futuri lo avevano previsto con qualche decennio di anticipo” ha commentato Roberto Paura, presidente dell’Italian institute for the future. L’intelligenza artificiale, secondo Paura, ci ha portato a riflettere sulla natura stessa della creatività: “Anni fa eravamo tutti qui a dire che la creatività non sarebbe stata sostituita, mentre oggi abbiamo visto che l’Ai può fare anche questo. Però, abbiamo scoperto che molti di quei lavori creativi sono in realtà molto routinari”. E se le macchine, secondo il presidente dell’Iiff, riuscissero a coprire buona parte delle mansioni più ripetitive “a noi dovrebbe rimanere il tempo per occuparci della vera creatività”, quella che riguarda le attività dell’intelletto. “Il problema, però, è che si tratta di un ambito che non produce reddito”. Un cambiamento di questa portata dovrebbe quindi essere accompagnato da un mutamento del modello socioeconomico.

II° TAVOLA ROTONDA: UN FUTURO CHE SI AVVICINA PERCHÉ LA FREQUENZA DELLE INNOVAZIONI AUMENTA

Secondo Michele Petrocelli, autore del volume (In)Coscienza digitale, l’idea dell’alternativa umano-macchina è “antistorica”. “Nel corso degli anni abbiamo assistito a una serie di innovazioni. Queste aprono sempre a nuovi scenari, a nuovi lavori e nuovi dibattiti. Non è la prima volta che assistiamo a dei cambiamenti dettati del flusso tecnologico. Gli economisti, per esempio, hanno spesso dibattuto sul problema che le macchine sostituiscono l’uomo. In particolare, gli economisti più ottimisti ci dicono che oggi è la stessa cosa, è vero che oggi c’è questa trasformazione ma apre a nuove opportunità, a nuovi prodotti. Anzi, libera l’uomo dalla fatica. Il problema qui, secondo gli economisti più pessimisti, è diverso per la rapidità di frequenza delle innovazioni che implica scenari diversi come la nascita di nuove professioni, il lavoro non diventa obsoleto una volta ma tante volte”.

Per il professore esiste infatti “un’area di mezzo”, dove le competenze umane vengono aumentate dalla macchina e la macchina impara dagli esseri umani. Da questo punto di vista, dice Petrocelli, le persone non devono più pensare a loro stesse come inquadrate in una singola professione, ma come portatrici di un “set di competenze” che evolvono nel tempo.

LAUREATI IN ITALIA. PENULTIMO POSTO IN EUROPA, DOPO DI NOI LA ROMANIA. COME RISALIAMO LA CLASSIFICA?

“Attraverso la giusta formazione. Non bisogna separare il lavoro dalla formazione” afferma l’autore di (In) Coscienza Digitale. Petrocelli ha poi aggiunto una nota sulla promozione delle lauree Stem in questi ultimi anni: non bisogna forzare i talenti orientati verso altre materie ma, ad esempio, “portare la dimensione tecnologica nelle aule umanistiche. Portiamo il mondo la digitalizzazione le conoscenze informatiche a disposizione anche di chi fa lavori umanistici che sono fondamentali perché sono le dimensioni che le macchine non ci possono dare, l’etica, il pensiero laterale, l’empatia. Abbiamo bisogno di queste competenze forse più di quelle di programmazione e dobbiamo capire chi ha queste competenze in che mondo opera e come le può mettere a disposizione degli altri”.

Secondo Laura Palazzani continua a esserci una differenza fondamentale tra AI e umanità: l’intelligenza artificiale “genera contenuti da ciò che ci sta”, mentre l’essere umano “fa qualcosa di più”. “Questo è un elemento importante”, ha proseguito la professoressa, “la delega alla tecnologia è diventata eccessiva”. Secondo Palazzani non dobbiamo però avere paura della sostituzione, ma applicare un maggiore controllo.

COSCIENZA DEGLI STUDIOSI COME VALORE AGGIUNTO

“Dobbiamo creare uno spazio pubblico su questi temi” afferma Filippo Salone, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS, durante le conclusioni dell’evento. Secondo Salone, per quanto sia fondamentale predisporre dei regolamenti “quello che fa la differenza è la coscienza degli studiosi”.

A chiusura del convegno l’intervento di Donato Speroni, responsabile di FUTURAnetwork che ha citato come esempio dei vari livelli di futuro che potrebbero attenderci nei prossimi anni il tema della speranza di vita. Mentre  L’Onu prevede che chi nasce nel 2100 vivrà in media 77 anni (solo quattro anni in più rispetto agli attuali 73), il futurista Raymond Kurzweil ha recentemente detto che l’immortalità biologica è vicina, addirittura  raggiungibile entro questo decennio.  Altro problema riguarderà le prospettive di coloro che perderanno l’occupazione a causa dell’intelligenza artificiale: per molti esperti a differenza del passato, nei prossimi anni le nuove tecnologie eroderanno più occupazione di quella che creeranno, provocando un esteso ricorso, in molti Paesi entro il 2050, al reddito universale di base. “Il lavoro non è soltanto reddito, ma anche status nella società e soddisfazione personale. Come sarà la vita di chi è escluso dalla produzione? Difficile immaginare che miliardi di persone che non avranno più bisogno di lavorare si dedichino tutte all’arte e alla cultura”. Per governare questi scenari, ha concluso Speroni, serve una regolazione mondiale del progresso dell’intelligenza artificiale. “Sappiamo che la governance multilaterale è molto difficile da raggiungere in questo contesto geopolitico, ma è necessario battersi perché ci si arrivi, di fronte al progresso tecnologico come anche per la mitigazione della crisi climatica”.

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