Roma, 23 febbraio 2023 – Si è tenuto nella cornice della Terrazza della sede dell’Università Guglielmo Marconi, l’incontro “(In)Coscienza digitale. Dialogo sugli impatti della IV Rivoluzione industriale sulla società, sulle organizzazioni, sull’etica”. L’incontro è stata un’occasione per discutere, con esperti sul tema, delle implicazioni e degli impatti della IV Rivoluzione industriale, con particolare riferimento alla relazione tra innovazione ed etica, scuola, lavoro, organizzazioni e persone. Nel corso dell’evento è stato presentato il libro “(In)Coscienza digitale. La risposta alla rivoluzione digitale tra innovazione, sorveglianza e postdemocrazia” del Prof. Michele Petrocelli, edito da Lastarìa.

Redazione

Qual è il confine tra umano e digitale? Le grandi innovazioni tecnologiche hanno travolto la nostra società incidendo e trasformando profondamente il contesto quotidiano. Ma esiste un modo per creare quel senso di fiducia nei confronti dell’innovazione digitale, che ci aiuti a trovare il nostro posto in questo percorso inevitabile? Ne hanno parlato lo scorso 23 febbraio Rainer Stefano Masera – Preside della Facoltà Economia dell’Unimarconi; Teresa Numerico – Professoressa associata di Logica e Filosofia della Scienza dell’Università Roma Tre; Roberto Saliola – Presidente di Manageritalia Lazio; Licia Cianfriglia – Responsabile partnership e relazioni istituzionali dell’Associazione Nazionale dei Presidi; Federica Meta – Giornalista Cor.Com, insieme a Michele Petrocelli e Tommaso Saso – Professore della Facoltà Economia dell’Università degli Studi Guglielmo Marconi e moderatore dell’incontro.

(In)Coscienza digitale tratta di tematiche in continua evoluzione, come l’innovazione industriale, tecnologica e sociale – introduce Masera -, su cui non siamo forse ancora del tutto preparati. Siamo in un contesto in cui le certezze vengono meno. Nel campo della democrazia liberale assistiamo ad esempio a una progressiva polarizzazione delle posizioni, sempre più estreme in relazione a chi gestisce l’informazione digitale, o meglio la disinformazione, creando un contesto in cui la democrazia è messa paradossalmente in discussione dal di dentro, portando all’induzione di comportamenti, piuttosto che alla consapevolezza e quindi alla libera scelta”.

“È proprio da qui che dobbiamo ripartire – sostiene Petrocelli nel raccontare l’indagine e gli obiettivi legati al libro –”. A quanto introdotto da Masera si aggiunge infatti un rischio di inutilità dell’azione umana man mano che la tecnologia avanza, come ricordato dal Professor Saso. “Questo per me è un libro particolare – prosegue Petrocelli -, perchè ci fa capire quanto la trasformazione che stiamo vivendo impatti tutte le sfere della vita, ed è quello che questa analisi tenta di fare. Il mondo si sta trasformando e ciò ha conseguenze sulla nostra capacità decisionale, informativa […]. Qual è il ruolo delle persone in tutto questo? È qui che viene fuori l’idea dell’umanità, del riconoscere quelle dimensioni del pensiero laterale, dell’innovazione, dell’empatia, delle capacità relazionali come valore aggiunto”. (In)Coscienza Digitale riflette infatti sul riappropriarsi di quella centralità dell’essere umano, delle sue capacità e dei suoi talenti, ovvero di quegli elementi che determinano la sua unicità e il suo essere diverso dalle macchine. E in questa riflessione occorre ripensare completamente la scuola, il management, il lavoro, attraverso un approccio di accettazione consapevole e valorizzazione del cambiamento.

Innovazione digitale e implicazioni etiche

Il tema della consapevolezza è particolarmente rilevante se si considera la questione della scelta su come utilizzare la tecnologia. Il tema dell’etica sta prendendo sempre più piede con l’affermarsi dell’IA, ad esempio, che ci permette di avere il percorso più veloce sempre a portata di mano, spesso senza più ricordare a chi spetta la decisione finale. Sul punto, Numerico sottolinea come la preparazione alla scelta – quindi la formazione – costituisca la strada da percorrere per rendere l’equipaggiamento tecnologico davvero efficace: “Dobbiamo spiegare – ammette – che l’automazione della razionalizzazione delle macchine non risolve problemi complessi tipicamente umani (si pensi alla scelta, ad esempio, di quantificazione di una pena nei processi penali). Ci sono, e ci saranno sempre, interessi contrapposti da equilibrare. Per farlo c’è bisogno di scegliere con umanità, i potenti strumenti tecnologici sono di appoggio, ma la decisione è la nostra”.

Prospettive ed evoluzioni per il lavoro e le organizzazioni

Se è vero che la scelta spetta alle persone, ciò non potrà non implicare delle conseguenze sulle organizzazioni e sul lavoro. Il tasso di diffusione delle nuove tecnologie nei processi di lavoro delle aziende italiane sta sicuramente determinando dei cambiamenti nelle singole organizzazioni. Attualmente convivono vecchi e nuovi mestieri, in prospettiva questo scenario porterà a una progressiva polarizzazione del lavoro – come ha ricordato Saliola riprendendo alcuni passi di (In)Coscienza Digitale. “La tecnologia ha una straordinaria capacità liberatoria per le persone, il loro tempo e le loro energie – sottolinea Saliola -. A questo deve però conseguire un nuovo investimento nelle competenze e nella formazione. Se un tempo, infatti, bastava spostarsi dalle campagne per trovare lavoro, oggi se non abbiamo competenze e formazione continua siamo destinati a dissipare la nostra conoscenza”. Ciò è soprattutto vero in relazione alle competenze scolastiche e specialistiche, destinate a un’obsolescenza sempre più precoce, diversamente dalle dalle soft skills e le competenze cosiddette “trasversali” il cui sviluppo – se garantito – perdura nel tempo.

Il digitale come risorsa per la scuola del futuro (ma con quale metodo?)

Pensando allo sviluppo delle capacità e dei talenti personali, forse prima chiamata in causa della creazione di “coscienza digitale” è la scuola, che dovrà farsi sempre di più leva abilitante del cambiamento. “Nella scuola si costruisce la capacità di essere liberi […] – ammette Cianfriglia, citando il Libro -, di comprendere il mondo intorno a sé […], di essere felici. In un contesto sociale e culturale profondamente mutato, la scuola deve farsi protagonista di questa rivoluzione, e non è un’impresa facile. Cosa va cambiato? Tutto, a partire dagli aspetti strutturali, intendendo anche gli edifici: dobbiamo fornire agli studenti ambienti belli e sicuri, spazi – superando il concetto di aule – nei quali creare l’apprendimento”. Sul punto, è chiaro – come riportato anche in (In)Coscienza Digitale – che esistano già splendide esperienze di innovazione nel nostro Paese e all’estero – ma non siamo ancora in grado di fare sistema, di ottimizzare processi e buone pratiche in grado di creare circoli virtuosi di apprendimento. Questo dovrà essere il punto di partenza, con la consapevolezza – dice Cianfriglia – che “il mandato educativo è e dovrà rimanere un mandato istituzionale”.

(In)Coscienza Digitale. Cosa dicono i dati

Un fatto è certo: le tecnologie (anche le più disruptive come l’AI) entrano nelle nostre vite e diventano velocemente volano per l’economia e la crescita. “Era il settembre 2020 – ricorda Meta nel suo intervento – quando The Guardian pubblicò con una certa enfasi un articolo scritto interamente da un’Intelligenza Artificale. Oggi, dopo poco più di due anni, l’AI è diventato argomento quotidiano anche sui giornali generalisti, non solo quelli specialistici”. La facile disponibilità di sistemi come Chat GPT o altre forme di automazione nella razionalizzazione dei processi è diventato ormai pilastro per la crescita di questo mercato, che secondo Anitec-Assinform (Associazione che in Confindustria raggruppa le aziende Ict) ha raggiunto nel 2022 un volume di circa 422 milioni di euro e raggiungerà i 700 milioni nel 2025, con un tasso di crescita medio annuo del 22%.

Riflessioni e prospettive

Esiste un fil-rouge che ha accompagnato gli interventi nel corso dell’incontro: la rivoluzione digitale che stiamo vivendo è soprattutto una rivoluzione umana e sociale, una grande opportunità di miglioramento e progresso. Non è un male, non è un bene. È un fatto. La tecnologia può aiutarci a evolvere, basta conoscere le regole del gioco. I cambiamenti a cui dobbiamo prepararci sono profondissimi: la tecnologia sta trasformando il nostro lavoro, le nostre organizzazioni, la scuola e le nostre abitudini, ci sta chiedendo di crescere non più (o non solo) in funzione di una professione, ma per essere pronti a prendere decisioni critiche. Ognuno di noi come persona, genitore, insegnante, capo, amico, partner, in qualunque ruolo, ha la responsabilità di acquisire questa consapevolezza, lavorare sulle dimensioni più umane che ha, lasciarsi andare al gioco, all’apprendimento alla soddisfazione, domandandosi, quando un pensiero o una voce scivola nella sua mente, da dove venga e se sia vero quello che dice.

In questo, il ruolo che avranno la scuola e i docenti nell’immediato futuro sarà fondamentale. Per dirla con le parole di Petrocelli “se sto davanti alcune persone e parlo, io parlo. Perchè io insegni deve avvenire una cosa molto particolare, ovvero che le persone che sono dall’altra parte apprendano. E allora non mi devo chiedere come docente come insegno, ma come apprendono le persone che ho di fronte. E quello che scopriamo è che ognuno apprende in modo diverso […]. È in questo che la tecnologia diventa uno strumento utilissimo per la personalizzazione dell’apprendimento, e il ruolo del docente sarà quello di dare forma e metodo più utili a contenuti ormai già del tutto accessibili”.


¹ Il riferimento qui è a quanto descritto nella prima sezione del libro in particolare in relazione a due partite di scacchi. La prima nel 1996 (che determina – secondo Petrocelli – l’innesco della IV Rivoluzione industriale), in cui il celebre giocatore Kasparov non ha davanti a sé il solito avversario, ma un computer: il signor «IBM – Deep Blue». L’intelligenza artificiale, creata a sua volta dalla mente dell’uomo, vince sul pensiero e la creatività dell’uomo e del grande giocatore di scacchi; la seconda partita nel 2017: questa volta, a sfidarsi in una partita a scacchi, sono due computer: Stockfish 8 si confronta con AlphaZero di Google. Il primo, nel corso di nove anni ha studiato tutte le strategie umane che si sono verificate nei secoli, mentre il secondo ha avuto a diposizione solo nove ore per giocare contro se stesso, senza avere informazioni riguardanti strategie o partite verificatesi in precedenza. Nonostante le premesse, AlphaZero riesce a vincere la partita. Ecco che la nebbia schiarisce e oltre il velo vediamo la verità: per apprendere, una macchina non ha più bisogno dell’uomo.

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